Fornire soluzioni a necessità apparentemente semplici non è così scontato come sembra: lo riscontriamo ogni giorno, in ogni cantiere.
L’operazione più semplice ed apparentemente banale come sostituire un portone sezionale, un portoncino o un qualsiasi sistema di chiusura presenta tante casistiche ed accorgimenti che solo chi conosce a fondo il proprio lavoro e lo affronta con sincera passione può mettere insieme. Qualità che riconosciamo ed ammiriamo in una figura-simbolo del Made in Italy che è venuta a mancare qualche mese fa: Lino Manfrotto.
Come riporta il sito ufficiale manfrotto.it negli anni 60 non è che non esistessero supporti per luci e macchine fotografiche ma avevano un grande problema: erano poco robusti, inefficaci, poco adatti alle altezze importanti e soprattutto pesanti.
Lino Manfrotto forte della sua esperienza come fotoreporter aveva testato sul campo queste pecche: tempo perso a trasportare macchinari ingombranti e luci che poi non erano fissabili alla giusta altezza o risultavano in equilibrio precario erano all’ordine del giorno. Da qui l’intuizione geniale: creare una linea di supporti e stand tali da includere tutte le conoscenze che solo un professionista appassionato e competente poteva incarnare.
Il resto è storia: il treppiedi Manfrotto lanciato a metà degli anni 70 diventa lo standard professionale per la fotografia.
Seguono anni di innovazioni, ricerca, acquisizione di altre realtà industriali fino alla più recente espansione verso il supporto e le tecnologie per creativi legati ai social network, ai professionisti ma anche agli appassionati fornendo soluzioni multimediali, tecnologiche e tecniche non solo ai fotografi, ma più in generale al mondo dell‘imaging.
Imitati e copiati in ogni forma ciò che ancora contraddistingue i prodotti Manfrotto dai concorrenti è un mix di innovazione, ricerca, servizi: valori che Clast fa propri ogni giorno.